Luang Pu Thuat fu un venerato santo monaco buddhista che visse in Siam e a quanto è stato tramandato era in grado di compiere miracoli. Luang Pu Thuat noto anche come Luang Pu Thuad, nacque nel 1582 d.C. nel villaggio di Suan Chan, distretto di Chumpol in Songkla, nel sud della Thailandia. I suoi genitori furono Khun Hu e Mae Chan, essi lavoravano per Shrentthi Pan, un ricco propietario terriero. A Luang Phu Thuat fu dato il nome di Phu (o granchio).
Quando Pu ebbe circa sei mesi fu messo dalla madre in una pezza, all’ombra di un albero, mentre lei andava a lavorare nei campi li vicino. Verso mezzogiorno la madre interruppe momentaneamente il lavoro, per poterlo allattare. Mentre si avvicinava vide un grosso pitone che si avvolgeva più volte intorno a lui. Spaventata diede l’allarme e i vicini arrivarono con coltelli, asce e bastoni. Il pitone li osservava, severo e immobile, tanto che la gente non sapeva cosa fare. Nessuno osava iniziare l’attacco e di colpo, alla madre venne un’idea, c’erano vecchie leggende che dicevano che il serpente era la rappresentazione della divinità che aveva creato la Terra, per altre poteva essere una visione creata dal Buddha.
Cercò allora sette fiori selvatici di diversi colori. Li pose su una foglia che doveva fungere come piatto, quindi si inginocchiò di fronte al serpente, chiuse gli occhi e pregò intensamente. Il pitone sputò una sfera di cristallo vicino al bambino e si allontanò rapidamente. Molte delle persone intorno vollero vedere la sfera, poi la madre la raccolse e la portò a casa.
Nel susseguirsi degli eventi un nobile e ricco signore vide la sfera di cristallo e volle comprarla, la cifra offerta era molto buona, ma Mae Chan non voleva venderla. Il ricco uomo forzò la donna e allora lei gliela regalò. L’uomo subito fu contento, ma la sua felicità durò poco. In tre giorni tutti i membri della sua famiglia si ammalarono, lui ricorse ad un medium per sapere cosa succedeva. La risposta del medium fu chiara e precisa: egli possedeva qualcosa che non gli apparteneva, qualcosa che solo un piccolo bambino poteva possedere.
A questo punto l’uomo intimorito restituì la sfera alla madre del bambino. Entro tre mesi arrivò denaro come se piovesse. I genitori del bambino divennero molto ricchi, mentre i vicini erano sempre più gelosi. Così decisero di rubare la sfera, ma non ottennero nulla e incominciarono ad essere inseguiti dai pitoni, che li fecero precipitare in fosse profonde.
Più tardi le divinità mostrarono in sogno ai genitori dove si trovava la sfera, così che poterono recuperarla. I genitori con una gran quantità di denaro invece di darsi ai piaceri, diventarono fedeli devoti buddhisti, aiutarono generosamente i poveri, fecero offerte alla Sangha e costruirono templi.
Pu quando ebbe sette anni, fu mandato a vivere con l’Abate Chuang, suo zio Bikkhu, al Wat Luang Kudi e seguì gli studi della scuola primaria. Compiuti quindici anni fu ordinato monaco novizio e iniziò a vivere con Phra Khru Saddhammarangsi al Wat Sri Ku-Yang, attualmente in Ranod, Songkla. All’età di 20 anni, fu ordinato monaco e gli fu dato il nome buddhista di Samiramo, studiò per tre anni sotto la guida di Phra Khru Ka Derm. Studiò il Dhamma e la lingua Pali fino fino a che la sua istruzione di base fu completata. Dotato di talento egli imparò tutto ciò che i suoi maestri potevano insegnargli.
Il padre morì all’età di 72 anni, quando lui ne aveva 30 anni. Al fine di approfondire gli studi sul Buddhismo, lasciò la madre e andò in altre provincie. Dopo aver chiesto il permesso ai suoi precettori, salì su una barca a vela che si dirigeva verso nord, nella provincia di Ayutthaya, l’antica capitale del Siam.
Dopo aver navigato per una mezza giornata, la barca incontrò una grande tempesta, fu sballottata a destra e a sinistra ed i passeggeri erano spaventati. La barca non riusciva ad arrivare a destinazione, la tempesta sembrava voler durare in eterno ed i passeggeri andarono alla deriva per molti giorni.
La riserva dell’acqua era quasi finita e questo metteva in serio pericolo la loro vita. Quel viaggio sembrava incredibile per niente simile ai precedenti. Ci doveva essere qualcosa di nuovo a bordo e quel qualcosa portava sfortuna. Cominciarono a pensare ai viaggi precedenti, quelli che si erano svolti pacificamente. Così giunsero alla conclusione che la persona che portava tutta quella sfortuna doveva essere Luang Pu Thuat e pensarono di disfarsene gettandolo in mare.
Il monaco poteva sentire le loro intenzioni, la rabbia, la paura, il terrore che albergava nel cuore di quegli uomini. Parlò pacatamente, cercando di consolarli: perché si preoccupavano per l’acqua visto ce n’era in abbondanza? Allungò la gamba fuori dalla barca e la tempesta fu placata, con la punta del piede disegnò un cerchio nel mare e disse ai marinai di attingere l’acqua al suo interno, perché quell’acqua era buona da bere.
Sebbene quegli uomini di mare fossero persone rudi, furono sicuramente stupefatti da come quel monaco riuscì a calmare la tempesta, ma via, quel monaco cercava solo di salvarsi, ottenere acqua potabile dal mare. Però qualcosa di strano attirò la loro attenzione, il cerchio persisteva, questa constatazione e un altro gentilissimo invito del monaco a bere furono sufficienti perché qualcuno finalmente si decidesse. L’acqua era buona, era lì in mezzo al mare, ma non era salata. Gli uomini rimasero stupefatti e si inchinarono per ringraziare quel Buddha che li aveva salvati.
Il giorno dopo la barca giunse tranquilla e sicura in un porto vicino ad Ayutthaya. Luang Pu Thuat camminò per un po’ lungo una strada e fu felice quando vide un maestoso tempio di fronte a lui, come era costume tra i monaci chiese di poter alloggiare, ma questi lo respinsero per i suoi poveri vestiti. Avevano rifiutato la persona che in seguito sarebbe diventata la più importante del regno e ricordata per i secoli a venire.
Continuò a camminare e si allontanò per miglia dalla città, fino a quando giunto in mezzo ad una landa desolata si ergeva un vecchio e decrepito tempio. L’abate gli diede il benvenuto e gli offrì cibo e alloggio. Luang Pu Thuat si fermò lì circa sei mesi, studiò le scritture, rese omaggio al Buddha, praticò la meditazione.
Fu in quel periodo che il re di un paese vicino, il regno di Sri Lanka, inviò sette monaci nel regno di Ayutthaya per valutare i traguardi religiosi raggiunti dal clero siamese. I monaci portavano con loro dodici ciotole e dentro queste c’erano 84.000 parole. Per dimostrare i traguardi raggiunti dai monaci in quella terra, le parole dovevano venire arrangiate in sutra nel tempo di una settimana.
Se la prova fosse stata superata il Re di Sri Lanka avrebbe donato al Siam sette barche fatte d’oro. Se nessuno fosse stato in grado di superare la prova il Siam avrebbe dovuto arrendersi e cedere la sua sovranità al regno di Sri Lanka. Il monarca aveva chiamato a raccolta tutti i monaci del paese per risolvere il problema, famosi e meno famosi, nessuno vi era riuscito.
Araldi con bandi furono inviati dal Re attraverso il paese per cercare qualcuno in grado di risolvere la prova. La quarta notte il Re sognò un elefante bianco che barriva in una luce abbagliante. Appena si svegliò chiamò i saggi che sapevano interpretare i sogni e predire il futuro. Quello che essi gli dissero gli piacque, secondo la profezia sarebbe arrivato qualcuno in grado di risolvere il problema. Nonostante tutto restava però in lui un senso di incertezza.
Finalmente il sesto giorno Luang Phor Thuad lasciò il tempio di buon mattino per andare a fare la questua per il cibo. Arrivò alla casa di un uomo ricco. Davanti ad essa alcuni uomini stavano seriamente discutendo di quello che sembrava un gioco. Essi lo videro mentre stava di fronte alle porte chiedendo cibo, decisero di offrirgli da mangiare, gli resero il dovuto rispetto, sembrò loro di aver di fronte una persona straordinaria e cominciarono a parlare.
Sapeva cosa stava succedendo nel regno? Sapeva che la loro terra che era conosciuta per la profondità degli studi buddhisti avrebbe presto dovuto subire una tremenda vergogna se nessuno avesse superato la prova proposta da un regno vicino? Sapeva che in molti avevano tentato e che tutti avevano fallito?
Luang Pu Thuat disse che voleva tentare. Le persone che lo ascoltavano ne furono felici e dissero che si sarebbero dovuti recare immediatamente dal sovrano. Il santo monaco rispose che non c’era nessuna fretta, sarebbe andato il mattino successivo.
Quando Luang Pu Thuat se ne fu andato le persone con cui aveva parlato andarono ad annunciare al sovrano che il mattino successivo un monaco avrebbe tentato la prova. Il giorno dopo il Re inviò la più bella delle sue carrozze a prenderlo per portarlo a palazzo. All’arrivo fu scortato da alti ufficiali fino all’entrata. Ci furono mormorii quando Luang Phu Thuat camminò verso di loro a piedi nudi. Il Re e le altre grandi personalità rimasero tranquilli. Dopo circa una mezz’ora entrarono i monaci di Sri Lanka.
Dopo lo scambio di saluti, Luang Phor Thuad cominciò ad organizzare le parole. Versò il contenuto delle 12 ciotole sul tavolo. Chiuse gli occhi e sistemò le parole con entrambe le mani. Circa un quarto d’ora dopo, annunciò che 5 parole mancavano. I sette monaci rimasero in silenzio. Fu allora che Luang Pu Thuat disse chiunque fosse stato se non avesse tirato fuori rapidamente le parole mancanti sarebbe morto per rottura del cranio. Il colpevole si spaventò e tirò fuori le parole. Con gli occhi chiusi Luang Phor Thuad esercitato il suo potere paranormale per organizzare le parole. Dopo poco i sutra erano stati completati. Vedendo che la Thailandia era invincibile, quei sette monaci presentarono le sette barche in oro e il nome di Luang Phor Thuad divenne noto in tutto il paese, da allora egli è considerato come un santo monaco buddhista nella storia thailandese.
Egli, grazie alle sue conoscenze e alla sua saggezza divenne il monaco favorito di Re Ekadasaroth di Ayudhya e gli fu conferito il titolo di “Somdej Phra Rajamuni Samiramagunupamacarya” il rango più alto mai dato a qualunque altro monaco nella Sangha del paese. Il tempo in cui era stato rifiutato da un monastero appena arrivato nella capitale era lontano.
Luang Phor Thuad rimase nella capitale per alcuni anni fino a che fu informato della grave malattia di sua madre. Si precipitò verso sud e sua madre morì poco tempo dopo il suo arrivo, all’età di 78 anni. Dopo il funerale ritornò a Singora, Thailandia.
Il governatore di uno Stato del sud, di nome Phang, volle costruire un tempio buddhista. Egli si recò a Singora a cercare un illustre monaco da mettere a capo del progetto. Una sera dopo il tramonto, vide un vecchio monaco passeggiare lungo il mare, lasciando dietro di sé una scia di luce. Sapeva che era la persona giusta e si avvicinò. Fece un passo avanti per rendere il dovuto rispetto al monaco e gli raccontò la sua intenzione di costruire un tempio a Pattani. Luang Phor Thuad già conosceva ciò che voleva e ciò che sarebbe successo grazie il suo potere psichico.
Egli acconsentì e andò con il Governatore di Pattani. Quando la costruzione fu completata, il tempio fu chiamato Wat Changhai. Luang Phor Thuad divenne abate di quel tempio fino a quando non scomparve, all’età di 120 anni.